Il viale che ho percorso in questa giornata di freddo e neve fa mostra della sua bruttezza.
Alberi massacrati da presunti potatori, incaricati da amministratori di un bene pubblico. Anche mio.
E’ il solito, prevedibile gioco delle parti (A: amministratore, P: potatore):
A: Abbiamo deciso di potare quel viale di frassini. Con tutti quei rami gli alberi sono proprio brutti. E poi, sa, ci coprono i cartelli pubblicitari.
P: Va bene, è il mio lavoro. Rimonda del secco e potatura di selezione, personale certificato, 15 mila euro. (Però … hmmm … guardi che sono aceri).
A: Ah … grazie, ma non abbiamo tutti quei soldi.
P: Va bene, facciamo una cosa un po’ meno accurata. Sono 10 mila.
A: Non ce la facciamo ancora, però una sistematina bisogna darla, ce l’abbiamo in bilancio.
P: Va bene. Per 5 mila riusciamo a fare qualcosa di veloce nei ritagli di tempo. Tiriamo giù i rami più grossi e l’effetto si vede.
A: Affare fatto. Casomai faremo meglio la prossima volta.
Mi ricorda una vecchia barzelletta che racconta di un signore al quale è morta la suocera e chiede un bel funerale al titolare dell’impresa funebre (G: genero, I: impresario)
G: Sa, è stata una santa donna, se non ci fosse stata lei a seguirci i bambini …
I: Va bene. Una bella cassa di mogano e un copricassa di rose rosse. Sono 15 mila euro.
G: Qualcosa di più economico?
I: Va bene. Cassa in abete e due ceste di iris, 5 mila euro.
G: Non ce la faccio ancora. Però è una cosa che va fatta, oramai i parenti sono in arrivo.
I: Va bene. Mi porti qui la vecchia che vediamo come sistemarle 4 manici. 300 euro.
G: Affare fatto. Casomai faremo meglio col suocero.
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