Simbiosi

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Credo che la potenza emotiva che inconsapevolmente ci sa trasmettere il bosco stia nelle relazioni sinergiche fra le sue centinaia di componenti che, come in un’orchestra affiatata, sanno relazionarsi nel pieno rispetto reciproco, finalizzato a un solo e semplice obiettivo: il benessere complessivo del bosco.

Le più intime relazioni fra piante e funghi risalgono a 350 milioni di anni fa, quando le prime terre emerse furono colonizzate con difficoltà da piante e funghi acquatici che in pochi millenni riuscirono a costituire relazioni simbiotiche durevoli e indispensabili alla sopravvivenza di entrambi. I rapporti indissolubili fra piante e funghi continuano da allora ad amministrare la salute dei nostri boschi attraverso compromessi quotidiani fra piante e funghi.

Basti pensare al seme di un abete che, una volta caduto a terra, riesce a conservarsi e poi a germogliare grazie alla presenza al suo interno di una molteplicità di batteri e funghi che la pianta madre sa selezionare, passare al fiore e poi al seme, capaci di produrre con costanza una quantità di molecole tossiche sufficienti a tener lontano altri funghi e batteri, a comportamento parassitario.

Dopo poche ore dalla produzione delle radichette, poi, la differenza fra la vita e la morte di quel giovane abete dipenderà dalla sua capacità di entrare in simbiosi con funghi microscopici e sotterranei che sanno avvolgere di micelio ogni singolo apice assorbente formando una struttura che chiamiamo micorriza (i cappuccetti chiari nella foto), in grado di mascherare la presenza della radichetta a funghi parassiti ancora diversi e spesso letali.

Si tratta di equilibri delicati e preziosi, e quel giovane albero potrà sopravvivere e svilupparsi come la sua natura vorrebbe solo se sarà in grado di continuare una convivenza pacifica sia coi funghi ricevuti in dote dalla madre, che nel frattempo fluiscono lungo il fusto impregnandolo di tossine e proteggendolo così da parassiti esterni che potrebbero penetrare da ferite, sia coi simbionti micorrizici, assecondando così consuetudini di sopravvivenza che ci sono in gran parte ancora oscure.

Mano a mano che l’albero invecchia, però, quegli stessi simbionti che albergano nel legno iniziano a modificare gradualmente il loro comportamento verso il parassitismo, non più accontentandosi di piccole quantità di amido o di cellulosa, quindi, ma intensificando così velocemente la loro attività enzimatica da degradare il legno stesso. Velocizzando il deperimento dell’albero e favorendo l’ingresso di nuovi parassiti attraverso le radici o i rami.

Questo processo, lento ma irreversibile, si conclude con la caduta della parte maggiormente marcescente e poi dell’albero intero, il quale sarà colonizzato da funghi saprotrofi che lo degraderanno allo stato di humus.

È grazie a questa successione di eventi pilotata dai funghi, che in quello spazio prima inesistente potranno germinare e nutrirsi di humus i semi delle piante vicine.

La resilienza di un bosco, le dinamiche naturali che portano alla sostituzione degli alberi più deperenti con altri più adeguati a quel luogo e in quel momento dipende in larga misura dai funghi: organismi microscopici poco conosciuti, che spesso vivono nascosti sottoterra o all’interno dell’albero per evitare la luce e la disidratazione.

Specie capaci di adeguarsi all’ambiente circostante attraverso comportamenti così vari e mutevoli da rendere spesso vana la rigida distinzione fra mutualisti, parassiti e saprotrofi.

Comunità complesse capaci di adeguare la loro composizione in funzione della composizione vegetale e delle caratteristiche ambientali e climatiche del luogo.

Organismi che occasionalmente si rendono visibili ai nostri occhi producendo strutture di forme e colori peculiari, indispensabili alla produzione e alla diffusione delle spore: i corpi fruttiferi che noi chiamiamo ad esempio porcini, lattari o cortinari.

Anche per questo, le nostre aree montane sono un insostituibile serbatoio di diversità biologica.

Lucio Montecchio

(Prefazione ad un Atlante micologico di molto prossima uscita. Grazie agli autori per avermi coinvolto)