
Venerdì 20 parteciperò al Convegno “Giardini, alberi … e noi”, organizzato dall’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (la diretta streaming sarà qui: ibc.regione.emilia-romagna.it/vivilverde ).
Il titolo del mio intervento mi spaventa un po’: “Emergenze climatiche ed epidemiche. Imparare dagli alberi”, perché il rischio di dire delle gran banalità è sempre in agguato. Però ci proverò.
Forse parlerò del fatto che i virus ammalavano le piante da ben prima che le banane ci venissero alla nausea e decidessimo così di scendere dagli alberi, e che virus e piante sono riusciti ad arrivare fin qui trovando una forma di convivenza accettabile.
Oppure racconterò di innate capacità di adattamento alle peggiori difficoltà, del fatto che in un bosco non è mai l’albero più forte a sopravvivere ma quello più capace di adeguarsi ai cambiamenti.
Cercherò di evitare come se fosse il Covid la parola “resilienza” ma alla fine ci cascherò anch’io, lo so già.
E poi sistemerò il nodo, mi alzerò in piedi lentamente tenendo stretto il mio luccicante Shure 55 e scandirò “Together … We … Stand”, che non l’hanno inventato né quello storyteller di Esopo, né Sua Maestà Roger Waters.
Questo Motto sventolava sul gonfalone delle querce più veloci della glaciazione già cinquanta milioni di anni fa.
Lucio Montecchio
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