
“Roots and Seeds XXI” è stata una manifestazione organizzata la scorsa settimana da Quo Artis all’Università di Barcellona alla quale sono stato immeritatamente invitato a dire la mia sulla cosiddetta Biodiversity Crisis.
Non vi nascondo che su un tema così abusato mi aspettavo una cosa forse un po’ pallosa e invece è stata un’esperienza fantastica, inattesa, cordiale e ricca di emozioni nuove da portare a casa.
Immaginate un gruppo di 25 persone piluccate nel mondo fra botanici, coltivatori, filosofi, imprenditori, architetti, giornalisti, curatori di musei e artisti, la maggior parte, giovani e meno giovani. A parlare assieme per due giorni, cordialmente, senza gelosie e protagonismi.
Tutti con una visione diversa e complementare, a raccontarsi dei mille incroci possibili fra discipline solo apparentemente lontane, ma che si possono incontrare e amalgamare nel complesso sistema della comunicazione ambientale.
A respirare erbari, panorami, installazioni di artisti giovanissimi, giardini e orti.
E poi a provare a farla, una comunicazione diversa, passeggiando nell’orto botanico, fermandosi a disegnare una pianta e a commentarla. C’è stato chi ha scelto un cipresso, chi una felce, chi una palma, chi un’erbetta che cresceva fra i mattoni del vialetto. C’è stato chi ha disegnato cose che vedeva solo la sua immaginazione. Nei commenti nessuno (nessuno) ha parlato di ossigeno, di anidride carbonica o di riscaldamento globale, ma di emozioni.
Germogli, finalmente!
Per me, abituato a congressi fra parrucconi, questa è stata una delle cose più strane e più belle.
Da ripetere mille volte.
Grazie a Tatiana, a Claudia e a tutti i miei nuovi amici, davvero.
Lucio Montecchio
(una sintesi più argomentata dell’incontro del primo giorno la trovate su El Pais, qui).
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