Schei

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Il caldo costringeva le persone a casa a consumare tè freddo alla papaia o a passeggiare dentro ai centri commerciali.

«Caldo, caldo becco. Sto piazzale butta su un gran caldo, capo. Gli esperti hanno anche inventato un termine nuovo: ‘Isole di calore’», commentò Galdino.

«Sai cosa ti dico? Che, coi soldi che stanno arrivando, noi piantiamo milioni di nuovi alberi! Chiamiamo il più grande architetto di alberi e ne mettiamo giù di tropicali e colorati. Tutti i colori dell’arcobaleno, che va di moda. Lo inventiamo noi lo slogan giusto: ‘Isole di colore’. Così facciamo una bella frescura e nuovi posti di lavoro», ribattè il boss.

«Beh, non è che ci voglia tanto lavoro per piantare un albero, e quello dura duecento anni».

«Piantarli e potarli, ogni anno. E dopo un po’ di tempo abbatterli per far posto a quelli nuovi».

«Ma io non ho mai visto potare gli alberi nella valle da me, capo».

«Si farà perché servirà, Galdy. Credimi».

«E a cosa? A buttar via schei?».

«Eh no, caro. A farli, i schei!», asserì il boss sorseggiando un camparino.

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Lucio Montecchio

2 thoughts on “Schei”

  1. Tuti sti albari castrà che vedo in giro varda, a mi me vegnaria da castrare quei che o gà fato. Dice ma erano diventati troppo grandi, sbattevano sulla casa, toccavano i fili della luce… E prima de piantarli, toco de mona, no te o savevi che i albari de sta rasa i deventa grandi e che te gavevi da torli difarenti?

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