La casa di Maurizio

Maurizio viveva in questa casa ricoperta d’edera.

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In questi pochi anni sono tornate molte delle piante che c’erano prima che costruissero la casa.

C’è una macchia inselvatichita di erbe, cespugli e alberelli vari che vengono dall’argine, quelli che Maurizio falciava appena loro ci provavano.

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A me piacerebbe farla rivivere tutta, questa nostra terra antica, restituendole i nostri debiti senza stravolgerci la vita.

Una restituzione graduale, a rate, lasciando che i campi dei tanti Maurizio tornino ad essere com’erano. Tante tessere di un mosaico che nel tempo potrebbe prendere la forma di un paesaggio fatto di città immerse nel verde, dalle sorgenti del Bacchiglione fino al mare.

Dapprima tornerebbero il sambuco, il salice e l’olmo e con loro le starne e i tordi, e poi arriverebbero le querce, i carpini e i frassini, le ghiandaie, qualche ciliegio, i picchi, le lepri e le volpi.

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Sarebbero boschi amici, buoni, campagnoli. Come siamo noi.

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Estratto da “Pane e Noci”, Ronzani Editore.

Pane e noci

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