
Due volte all’anno passavano sull’argine di fronte a casa i due soliti pastori di Monte Magrè con un centinaio di pecore, due cani neri e due asini carichi di quel che serve: una tenda dentro alla quale ripararsi di notte, ombrelli enormi, vestiti vari e cibo durevole.
Erano incontri brevi.
Giusto il tempo di aggiornarsi reciprocamente sulle novità degli ultimi sei mesi, perché c’era da lavorare, ma i due pastori se ne andavano sempre con due grandi sacchi di pane.
Mio padre, invece, rientrava con gli occhi felici e un sacchetto di noci raccolte chissà dove e chissà quando.
Nostrane, piccole, con la scorza che lascia le dita nere di tannini. Dure da rompere, croccanti da mangiare.
Un concentrato di sapori antichi che ritrovo in quelle che stanno cadendo dai due noci che ho di fronte.
LM
Devi accedere per postare un commento.