Sovranità

Piero non è mai stato un bambino nel senso che intendiamo noi. Non c’era tempo.
Prima pastore di pecore su per queste colline, poi a costruire a colpi di piccone la strada che percorro per tornare a casa mia, poi soldato in Grecia (che lui non lo sapeva mica se era davvero la Grecia quella là, che il mare non c’era), poi aiuto fornaio, poi lavoretti vari e alla fine becchino. Sempre al servizio di qualcun altro.
Col tempo che restava coltivava il castagneto sopra casa e il brolo di cachi, fichi, meli e merlot.
Emma invece faceva la moglie, la madre, patate cornette, sorgo e galline.
Pregava e sperava. Sperava tanto. Sperava una stufa economica di quelle col forno e la cassetta per l’acqua calda, un futuro in pianura per i figli e una poltrona per la sera, come quelle sulla Famiglia Cristiana.
E invece, con sei figli sgranati con una precisione cronometrica, l’economia familiare galleggiava con difficoltà, soprattutto d’inverno.
Per fortuna c’era la Bianca, una capra bianca che garantiva latte a sufficienza per tutti. Bastava allungarlo con l’acqua e metterci dentro tanta polenta. Gialla.
Della Bianca se ne occupava la Orsolina, sei anni, che Piero chiamava la piccola e gli altri la Nina.
Nel dicembre del Cinquantasei Piero e suo fratello Sergio si fecero prestare il cavallo dai Bruson, lo attaccarono al carro, fecero salire la Nina e andarono alla fiera di Santa Lucia.
Tornarono con sei conigli, dieci chili di riso e tre pignatte d’alluminio.
La Nina tornò col ricordo del primo zucchero filato, del primo circo, del pagliaccio che continuava a inciampare sulle sue stesse scarpe e dell’orso che camminava goffamente su due zampe.
Ne fece anche un disegno per suor Elisabetta, che ci scarabocchiò sopra un grande 9+ blu, rovinandolo.
Lei pianse, ma quella sera Piero se la prese sulle ginocchia e le disse che più di nove significava dieci, e che doveva esserne orgogliosa.

Esplosero tutti in una risata, Emma si allontanò per fare il caffè con la Miscela Leone e Piero prese la Nina sopra ai suoi piedi accennando alcuni passi di quel ballo che aveva imparato in Grecia.

Che forse non era neanche la Grecia.

LM

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