Carlo

Siccome ieri è passato a trovarmi Carlo e siccome sta piovendo e mi sto godendo la pigrizia, ripropongo questo brano tratto da Germogli.

LM

«Abbiamo ammazzato tutti gli insetti e ci lamentiamo se arriva il miele dalla Cina, che fino a dieci anni fa c’erano batterie di arnie, sul costone là in alto. Ti sembra benessere, questo? Che Leonardo non sa distinguere un carpino da un olmo e neanche gli interessa? “Alberi, nonno, sono alberi!”, mi risponde ridendo. E allora sai cosa ti dico? Mi sto facendo un bosco mio, dietro casa, sul pezzo di terra che mi ha lasciato mio padre. Ogni tanto raccolgo piantine di acero, sorbo, frassino, faggio, nocciolo, ciliegio, pioppo e le metto là. Sparse. Quel che attecchisce bene e quel che si secca non lo pianto più. Secondo me vien su un bosco misto come quelli di una volta, di quelli bassi e profondi che tenevano su i versanti. Buoni per le api e per gli storni».

Fa una pausa e mi punta gli occhi nei miei.

«Tu cosa ne pensi, professore?».

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È spaesato a casa sua, Carlo, quinta elementare, 78 anni di vita. È un eroe romantico, Carlo, di quelli che non chiedono quanti sono i nemici, ma dove sono.

Vorrei rispondergli con una riflessione. Con cose intelligenti ma, sarà forse per il vino a stomaco vuoto, esclamo semplicemente: «Orca, Carlo, ma allora sei un montanaro resiliente!».

«Residente? Ancamassa! Io e la mia famiglia abitiamo qui da sempre. Il posto più lontano che ho visitato è stato col militare: fanteria. Castiglione dei Pepoli, Tos-ca-na!».

Manàta sul tavolo e, a seguire, bestemmia decisamente esclamativa.

Ridiamo tutti, di gusto, anche Aldo.

Offro io. 

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