Tag: alberi monumentali

Germogli!

Ma che soddisfazione!

Ieri pomeriggio è uscito Germogli, una raccolta di racconti tratta da questo blog.

Però devo essere sincero: è stato Matteo Righetto a convincermi a fare questo passo, io mi sarei fermato alle mie storielle da insonne. E poi ci ha messo il suo bel carico anche Giorgio Gobbo, che quando ti guarda dai sui due metri di statura non gli puoi mica dire di no, giusto?

Allora succede che l’ego sborda dal buonsenso e osi chiedere ad un editore, così tanto per provare, mettendo come condizione il “visto e piaciuto, parolacce comprese”, sperando forse in un “allora no” liberatorio. E invece ti senti rispondere “va bene!”.

A dir la verità pensavo che estrapolare i racconti più graditi, rivederli, aggiungere e togliere qualcosa per poi dargli una passatina di colla e impacchettarli l’uno dopo l’altro sarebbe stata una cosa semplice e veloce, e invece mi ci è voluto tutto Agosto.

Ed eccoci qui: Germogli, il titolo di uno dei racconti nel quale descrivo una passeggiata intima a Paneveggio con un Maestro della letteratura.

E poi, a leggere la meravigliosa prefazione di Matteo Righetto che trovate qui fa voglia di comprarlo anche a me.

Dimenticavo la cosa più importante (vedi l’ego che scherzi ti gioca?).

Questa è un’operazione di fundraising: i proventi della prima edizione andranno dritti dritti al “Progetto400” dell’Università di Padova (c’è scritto sulla copertina), grazie al quale stiamo cercando di piantare alberi giovani per proteggerli, lasciarli crescere in libertà e studiarli durante il loro sviluppo per i prossimi 400 anni. Non l’ha mai fatto nessuno e non credo proprio che noi avremo la fortuna di vedere come va a finire, ma l’UniPD sta per celebrare i suoi 800 anni di storia e mi sento di poter dire che, in fondo, basta crederci.

Allora, se volete essere complici di questo sogno, correte in libreria o pigiate qui (è anche possibile comprarne moltissime copie, ad esempio per farne regali di Natale).

Germogli !!!

Lucio Montecchio

Alberi-Foresta

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“Quello di cui i nostri timorosi compagni di viaggio non sembrano rendersi conto, dottore, è che fuori dalla vostra colonia c’è semplicemente una colonia più grande”

J.G. Ballard, Foresta di cristallo, 1966.

Sono più che mai convinto che un albero sia luogo, un ambiente complesso frutto del lavoro di centinaia di specie che, sotto e sopra la corteccia, convivono secondo regole ed equilibri che non capiremo mai appieno.

Un sistema implicitamente e necessariamente dinamico in grado imparare, adeguarsi agli eventi e prepararsi al futuro. Perché la vita, si sa, è molto più fantasiosa di noi.

La quercia che ho di fronte ci ha messo nove secoli a diventare com’è, cambiando chissà quante forme. E così, quell’alberello nato finché Riccardo Cuor di Leone guerreggiava con Saladino è cresciuto, ha sbagliato, ha capito, ha provato in un altro modo e negli ultimi anni ha scelto di lasciar cadere qualche ramo molto grosso pur di far spazio a rami più sottili. E’ un problema? Non per lui, evidentemente.

Ma c’è di più: negli spazi più aperti, dove le branche si aprono quasi orizzontali creando un pianoro centrale, ha lasciato che foglie e rami diventassero dapprima humus e poi un vero suolo, nel quale lasciar crescere muschi, felci e giovani alberi che affondano le radichette nella sua parte più centrale, ormai marcescente.

Quando altri rami cadranno e lasceranno penetrare più luce, loro saranno pronti a crescere.

A prescindere dall’età e dalle dimensioni, questo “albero-foresta” è certamente un monumento: alle dinamiche della natura e a chi non ha avuto tempo o voglia di ingessarlo fra cavi, cavetti e puntelli.

Windsor, 10 settembre 2019

Lucio Montecchio