Riconosco con facilità le commestibili e le tossiche, perché me l’ha insegnato mia madre.
E poi ci sono anche otto insetti e un ramarro, che sta prendendo il sole su una pietra. Dentro a quella buca c’è sicuramente una talpa.
In tutto fanno trentatré specie in pochi metri quadrati.
No, trentaquattro: sono di questa terra anch’io.
È la meraviglia della diversità biologica, quella cosa che non ha bisogno di essere forzata con piantagioni costose, buone per prendere soldi o voti o andare sul giornale, ma di tempo”.
Ieri pomeriggio è uscito Germogli, una raccolta di racconti tratta da questo blog.
Però devo essere sincero: è stato Matteo Righetto a convincermi a fare questo passo, io mi sarei fermato alle mie storielle da insonne. E poi ci ha messo il suo bel carico anche Giorgio Gobbo, che quando ti guarda dai sui due metri di statura non gli puoi mica dire di no, giusto?
Allora succede che l’ego sborda dal buonsenso e osi chiedere ad un editore, così tanto per provare, mettendo come condizione il “visto e piaciuto, parolacce comprese”, sperando forse in un “allora no” liberatorio. E invece ti senti rispondere “va bene!”.
A dir la verità pensavo che estrapolare i racconti più graditi, rivederli, aggiungere e togliere qualcosa per poi dargli una passatina di colla e impacchettarli l’uno dopo l’altro sarebbe stata una cosa semplice e veloce, e invece mi ci è voluto tutto Agosto.
Ed eccoci qui: Germogli, il titolo di uno dei racconti nel quale descrivo una passeggiata intima a Paneveggio con un Maestro della letteratura.
E poi, a leggere la meravigliosa prefazione di Matteo Righetto che trovate qui fa voglia di comprarlo anche a me.
Dimenticavo la cosa più importante (vedi l’ego che scherzi ti gioca?).
Questa è un’operazione di fundraising: i proventi della prima edizione andranno dritti dritti al “Progetto400” dell’Università di Padova (c’è scritto sulla copertina), grazie al quale stiamo cercando di piantare alberi giovani per proteggerli, lasciarli crescere in libertà e studiarli durante il loro sviluppo per i prossimi 400 anni. Non l’ha mai fatto nessuno e non credo proprio che noi avremo la fortuna di vedere come va a finire, ma l’UniPD sta per celebrare i suoi 800 anni di storia e mi sento di poter dire che, in fondo, basta crederci.
Allora, se volete essere complici di questo sogno, correte in libreria o pigiate qui (è anche possibile comprarne moltissime copie, ad esempio per farne regali di Natale).